"Mia nonna si chiamava “Fifi” , diminutivo di Joséphine. Era spagnola, immigrata in Francia da una famiglia fuggita al Franquismo, come tante, e radicata nel sud, a lavorare nei campi, sognando di un futuro migliore per i propri figli. Mi ricordo i suoi cappelli neri e crespi , l’attaccatura vicinissima agli occhi, le sue guance morbidissime, con una lieve peluria, e la sua risata formidabile che tuonava nell aria facendo tremare i vetri della sua piccola casa. Aveva mani potenti e una forza fisica fenomenale. Rideva sempre e parlava sempre ad alta voce. Sempre. Noi da piccoli ci vergognavamo un po'. Allora diceva “ parlo ad alta voce perché non ho niente da nascondere!” sfidando con lo sguardo chi stava nei dintorni. Russava come un trattore e portava bluse stampate con grandi fiori multicolori, e un grembiule da cucina. Sempre. Dalla Spagna aveva portato poco o niente, senno un accento strano che fischiava le esse e le effe, e un dialetto che nessuno capiva , ma che canticchiava "vengo da pianure lontane". Aveva passato un solo giorno a scuola , quindi non sapeva ne scrivere ne leggere fino a quando è andata in pensione e qualcuno ha preso il tempo di insegnarle questa misteriosa chiave che tanto le è mancata nella vita. Ma una ricetta ce l’aveva, una ricetta strepitosa per sorridere sempre : la ricetta della “Gran Paella Valenciana”. Un piatto completo, colorato, spezziato, delizioso, da leccarsi i baffi . Avevo sui 17 anni quando decise di trasmettermi la sua ricetta, passo per passo, senza nessun scritto, spiegandomi gli ingredienti, le dosi, la lavorazione, i piccoli segreti e le cose da evitare assolutamente . La paella è un piatto da preparare per una festa, per tante persone, perché è la profusione, la ricchezza del piatto e l’abbondanza dei sorrisi dei commensali che creano una buona Paella. Non si può fare una Paella piccola per due. Mi ricordo questo momento speciale con mia nonna, la nostra complicità, la felicità di cucinare insieme per poi degustare il piatto spiando con fierezza la soddisfazione degli invitati. La ricetta di Fifi ha viaggiato con me nel tempo e fino all Italia. Prima riservata ai compleanni e agli amici cari, ha poi approdato al Circolo in paese in Toscana, grazie a una brigata di donne volonterose e sorridenti come mia nonna. Ora convertire i toscani alla paella non è facile, credetemi, ma la ricetta di Fifi ha convinto tutti, tanto è vero che in paese mi conoscono come “la francese che fa la paella “.
E cosi va la vita e il mondo, il piatto di Fifi è diventato famoso, e ancora oggi trasmette, senza tanti discorsi il suo cuore d’oro e la sua grande vitalità.
Cosa imparerete da questo laboratorio ? Una ricetta che viene da lontano una ricetta che ha una storia, una storia di donne, di immigrazione , di nostalgia ,di risate e di amore.
Una ricetta che è un dono per sorridere alla vita.
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